"La Teologia degli animali" - riflessione
C’è stata Cleo minuta e
bianca con cui ho diviso il latte prima di andare a scuola; e Brando, trovato
su un binario della stazione, per cui ogni pomeriggio ho spezzato i biscotti
imbevuti nel thè. E Saska dal passo fiero e dall’anima lieta. Con lei, al
principio della nostra vita comune, ho camminato un capodanno di neve fino alla
chiesa di San Michele lucente nel freddo; di lei non scriverò altro perché
ancora mi fa troppo male ripensarla. E c’è stata Kate, bella e misteriosa,
tiepida sul cuscino d’inverno, che, da aprile a settembre, mi lasciava per un
amico che l’attendeva sullo zerbino, e che per due primavere tornò ad
aspettarla, nonostante lei se ne fosse andata per sempre. E Bubi dal corpo
massiccio e dagli occhi di angelo, con cui divisi una sola estate d’amore. Sono
gatti e cani della mia vita. Ora hanno traslocato nei miei sogni. Non credo li
rivedrò mai e non credo che né per me né per loro si apriranno un giorno le
porte dell’aldilà.
Tuttavia per me e per
loro, a volte, voglio credere alla visione dell’insigne teologo e studioso
della Bibbia, Paolo De Benedetti, che tra donne e uomini, contadini e re,
pastori e condottieri, sogni e dolori, assassini e incanti che animano la
grande narrazione della Scrittura, va rintracciando e interpretando la presenza
degli animali, nella convinzione che anche per essi, creature senza peccato,
abitanti del cielo e del mare, della pianura e del bosco, nel giorno che non
conosce ombra né battere di ore, il Padre che li creati spalancherà le porte del paradiso, dove rifrange l’intero
creato con i suoi fili d’erba e i suoi alberi secolari, e dove si specchia la
potenza di un amore infinito che sconfigge la morte.
D’inverno o d’estate, a
qualunque ora la luce del giorno cedesse il passo alle tenebre, mai avrei
chiuso l’uscio davanti al frenetico zampettio o al tremulo richiamo di un
compagno del mio piccolo popolo.
Non credo ad una vita al
di là di quella che vivo, ancorata ad una terra instabile e malata. Tuttavia,
se mai le porte dell’oltre confine si aprissero per me, avendone facoltà, mai
potrei sbarrarle e negare la salvezza a chi mi è stato compagno sul pianeta. “Piccola
Pappa, bianca così tacita e stanca anche tu sei partita da una breve vita…..
forse ora, felice, tu accompagni San Pietro come andavi dietro a Dulfu, il
giardiniere” ( cit. De Benedetti Gatti in cielo) scrive Paolo De
Benedetti trasformando in versi la convinzione che permea l’intera sua riflessione
teorica : “ l’animale compagno di tante solitudini, di tante tristezze, ….ci
accompagnerà anche nell’altra via, e non ci si chieda di spiegare il perché”
( cit. Paolo De Benedetti Teologia degli animali). |
Brina, Villar Pellice |
Forse, per me, non
credente, la convinzione di De Benedetti diventa parte di una religione civile:
perché gli occhi di un animale che soffre non sono diversi da quelli di un
bambino picchiato ad un confine, di un uomo stremato tra le onde cui non sarà
data né arca né zattera né mano amica, di un perseguitato che in una stazione
straniera vanamente cerca indicazioni da noi che, in ragione di cosa non so,
crediamo d’essere padroni di tutte le direzioni, e signori dell’intero creato,
in cui, ignobilmente, per le leggi del potere e del profitto, riduciamo gli
uomini a animali terrorizzati e gli animali a macchine che riforniscano di cibo
le nostre tavole ingurgitanti e avvelenate.
Il figlio di Tobia “partì
insieme con l’Angelo, e anche il cane li seguì, e si avviò con loro” ( cit.
Tobia 6-1 in De Benedetti la Teologia degli Animali”.
Non ci sono angeli a
guidare il nostro cammino. Ma se impariamo a riconoscere in ogni vivente la
fragilità, il bisogno e il dolore forse abbiamo già fatto un pezzo di strada. Anche
se tanta resta da fare. |
Parsifal primo giorno, con Genny |
Con me, a camminare, spauriti come fratellini minori di
cui reco intera la responsabilità, ci saranno Brina e Parsifal che adesso
dormono quieti, e forse sognano lo stesso sogno come si dice accada ai cani che
son stati randagi. E chissà che questo sogno non sia il Paradiso
Un grazie speciale a @Letizia Bolzani che mi ha fatto conoscere, e regalato, i libri di De Benedetti,
l’uomo che studiava la Bibbia e scriveva poesie sui gatti.
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