I vigilantes hanno blindato il perimetro della città.
Gli schiavi hanno spianato l’arma senza sicura dall’alto
delle mura.
I giullari hanno programmato una ordalia almeno settimanale
nella piazza del vecchio mercato.
I nani hanno caracollano per giorni, guidando i carri degli
appestati, trascinati da levrieri bianchi e da Veneri nere condotte al
guinzaglio.
I servi hanno offerto calici di pernod avvelenato e intonato litanie patriottiche.
I topi fiutano la traccia, osservano lo spettacolo e ridono.
Il contagio è la regola. La parola d’ordine è uccidere. La
scadenza è ieri.
Non ci avevamo creduto. Non lo credevamo possibile. Abbiamo taciuto, minimizzato e alzato il bavero del nostro cappotto.
Poi dai monti sono scesi i sicari. Hanno parcheggiato le
loro berline sulla riva del fiume.
Mendicanti stracciati e uomini quotati in borsa sono andati loro incontro. Li hanno abbracciati come fratelli di fede.
Adesso i sicari conoscono la parola d’ordine per entrare in
città, ed entrano a frotte con lo scettro, i velluti e puttane bambine, belle
come fate portatrici di oro incenso e mirra.
E le fate bambine hanno puntato al cielo il loro minuscolo
mignolo, hanno sputato a terra e trasmutato la dolce acqua del fiume in putrido
sangue. E noi, uno dopo l’altro, adesso beviamo, convinti, quasi felici in
segno di una nuova salvifica alleanza: smetteremo di avere paura e gli con gli
altri ci pugnaleremo alle spalle.
Alì dagli occhi azzurri ha tentato la fuga su una carretta.
I sicari lo hanno catturato al raccordo dell’autostrada.
Alì dagli occhi azzurri verrà impiccato e resterà affisso al
palo della luce perché ci sia di esempio.
Finchè le braccia non gli si sono spezzate Alì dagli occhi
azzurri ha stretto a sè l’ultimo cucciolo abbandonato rimasto in città.
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