mercoledì 14 aprile 2021

FERRUCCIO, CHE CAMMINA E STA PER ESSERE AMMAZZATO

In occasione del convegno "Riforme rivoluzione guerra civile. Ferruccio Ghinaglia e il suo tempo" piattaforma Collegio Ghslieri 21 aprile 2021 ore 9.30 propongo una riflessione, a firma mia e di Luca Casarotti.       Decapitare le avanguardie, eliminare nella fragile materia dei loro corpi gli organizzatori degli scioperi contadini e delle occupazioni operaie, togliere agli sfruttati la guida di chi in capo ad essi prende la parola, e leva il vessillo dell’internazionalismo, perché la patria dei lavoratori è il mondo. Sono queste le volontà, e le parole d’ordine che armano la mano degli squadristi che cento anni fa, 21 aprile 1921, uccidono sul Ponte coperto Ferruccio Ghinaglia, ventenne studente di medicina del collegio Ghislieri, primo responsabile pavese del partito nato a Livorno nel gennaio 1921.


Per noi, Ferruccio Ghinaglia non “è” la sua morte. In coerenza con il profilo del convegno,  assai più del martirilogio ci interessa indagare la stagione successiva alla grande guerra che partorì lo squadrismo e il fascismo, e approfondire il sapere sul lavoro teorico di Ghinaglia, giovanissimo anti militarista, rimosso dai gradi presso la Scuola Allievi ufficiali di Modena, perché “bolscevico sovversivo”, redattore di Vedetta Rossa, organo della federazione giovanile socialista, su cui, nel pieno della battaglia congressuale preludio alla scissione di Livorno, scriverà “o con Lenin o con Turati” : un atto di accusa  ai vertici socialisti per aver sprecato nelle sole rivendicazioni economiche il possibile sbocco rivoluzionario, e una dichiarazione di scelta per il partito comunista, che, nella prospettiva di Ghinaglia dovrà essere l’avanguardia di una lotta di massa per mettere fine allo sfruttamento e realizzare una società senza classi.

Eccoli: sono quattro. Hanno passato il ponte coperto. Ferruccio cammina con altri compagni verso la cooperativa del Borgo dove ha una riunione. Cammina, e sta per essere ammazzato. E’ il 21 aprile 1921. Dopo l’assassinio del primo segretario comunista pavese, la costruzione della pax sociale fascista nello stesso anno, chiede anche la testa del capolega di Tromello, Giovanni Salvadeo fatto fuori a mazzate sulla soglia di casa, e, l’anno successivo, di Eliseo Davagnini, socialista, ucciso nell’assalto alla cooperativa di Mezzano di San Martino.

Il nostro articolo Provincia Pavese
14 aprile 2021
Ristudiare quella stagione, decifrare in essa la radice della lotta di classe, riprendere la lettura degli scritti di Ghinaglia, ripubblicati da Anpi, non è superfluo nel tempo che viviamo, spesso subalterno e complice di una narrazione banalizzante o revisionista sugli albori del fascismo italiano.

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