"Ma Willy è morto invano?" questo interrogativo non detto innerva di sè molte delle lettere che Giorgio Agosti, unico sopravvissuto dei cinque componenti del comitato militare resistente di Giustizia e Libertà Piemonte scrive a Lucilla Rochat, vedova del compagno di lotta, Willy Jervis, ingegnere di Ivrea, studioso di Karl Barth, valdese, catturato e ammazzato