mercoledì 20 gennaio 2021

PER NOI SOLO IL PARTITO CONTAVA

 COMUNISTI A PAVIA E PROVINCIA - STORIA DI UNO E DI MOLTI - (5 ) ANGELO VIGANI (Belgioioso)

Ognuno muore solo e questa legge crudele meglio di altri la conosce Angelo Vigani che, uomo capace di un impietoso rigore verso sé stesso, nel febbraio 1955 consapevolmente si allontana dalla sua casa di Belgioioso, e se ne va ad aspettare la morte in una campagna dove verrà ritrovato, il giorno 15. Siamo noi a non darci pace della morte solitaria di Angiulin, perché nel suo cuore batteva la nostra storia comune che ci ha visti diventare comunisti. 

Angelo Vignati a destra (foto Attilia Zanaboni)

Ad Angiulin, classe 1895, via del Collegio Belgioioso, figlio di contadini che firmano con la croce, poiché non sanno né scrivere né leggere, non è data alternativa per campare, se non quella di prendere la via dei campi e del bosco. 

Fino alla svolta: attorno agli anni ’30 Angiulin diventa operaio in Snia, la fabbrica è il Moloch che vigila l’ingresso del quartiere San Pietro, Pavia, scandendo il tempo di vita dei lavoratori, e spesso la cronologia dei loro funerali, perché si muore giovani in Snia, non prevedendo, la produzione, protezione alcuna dalle pericolose sostanze chimiche. 

Sarà questa fabbrica ad essergli scuola, e luogo di incontro con il partito clandestino che, in pieno fascismo, mantiene la fiaccola del riscatto e l’idea della liberazione dell’uomo. Angiulin adesso ha 35 anni; vive da solo in affitto. A volte ha compagnia di un ragazzino che è avanguardista fascista. Si parleranno a lungo, e Angiulin non avrà paura a dirgli che “no, io sono comunista” e che esiste un paese dove la rivoluzione proletaria ha vinto. Angiulin e il ragazzino, Lino, si ritroveranno dopo l’otto settembre: entrambi più vecchi, entrambi induriti dal duro tempo vissuto, entrambi nel partito comunista, dove Angiulin è responsabile della propaganda antifascista, collabora al lavoro nella stamperia clandestina dell’ingegnere Alfonso Cuffaro, comunista e resistente,* ed forse è la presenza decisiva a trasformare il ragazzino Lino Zanaboni,

Lino Zanaboni (foto di Attilia Zanaboni)

diventato uomo, in partigiano a capo di 15 ragazzi che sono la cellula del Fronte della Gioventù, che si allargherà presto a tutta la bassa pavese, e rappresentano le forze della squadra di azione patriottica di Belgioioso.

Pensa alla rivoluzione Angiulin? Certo, e alla rivoluzione pensa anche Daddeo, detto Alessandro, suo compagno in fabbrica, e suo referente dal centro del partito clandestino. Entrambi sanno che prima della rivoluzione occorre sconfiggere il fascismo, e, allora, rafforzano i legami del partito tra Belgioioso, Filighera, Linarolo, Albuzzano, Valle Salimbene, Copiano, Vistarino, Genzone, Corteolona, Santa Cristina e Spessa, fanno incetta di armi anche tra i soldati slovacchi di stanza a Belgioioso, organizzano incontri clandestini nelle osterie, e convincono i barcaioli di Portalbera, San Cipriano e Stradella a far da corrieri per portare quelle armi alle brigate dell’Oltrepo. Sarà Angiulin Vigani a guidare i partigiani all’occupazione e alla presa del Castello di Belgioioso, quartiere generale tedesco, e il Comitato Liberazione individuerà in lui il Sindaco di Belgioioso libera. Durerà in carica solo un anno, prima della grande normalizzazione. Ad Angiulin resta la fabbrica, e la responsabilità della Commissione Interna.

Forse, qualcosa si è rotto dentro di lui. Forse sperava troppo nel futuro. Forse non sa vivere nel tristo dopoguerra. Forse è stanco. Forse è amareggiato. Ma continua a non transigere con sé stesso, come ha imparato dal tempo della Resistenza: e quando un giorno trascura di presenziare ad una riunione della Commissione Interna della Snia, non se lo perdona e si licenzia. Teme di aver tradito e deluso i compagni? Non lo sappiamo. Noi che abbiamo conosciuto Angiulin tramite il ricordo di Lino Zanaboni, consegnamo al futuro la sua storia, per un tratto che sarà ancora inscritta nella sezione comunista di Belgioioso, che, anni ’70, gli dedicò la propria sede.

articolo di Annalisa Alessio e Attilia Zanaboni, sulla base delle testimonianze di Lino Zanaboni

 

*L'ingegner Alfonso Cuffaro, comunista e resistente, che teneva contatti con gappisti di Milano, venne arrestato con la moglie, la sorella e il cognato. Fu testimone dell’arresto Francesco Scotti, partigiano e poi senatore del PCI che, venuto a Belgioioso con un camioncino sgangherato a ritirare del materiale di stampa clandestina che doveva consegnare a Milano e in val d'Ossola, fece appena in tempo a defilarsi vedendo i locali presidiati da fascisti e tedeschi. Grazie alla moglie, Cuffaro riuscì a fuggire da San Vittore e riparò in Svizzera, mentre il cognato e la sorella finirono in lager. Si salvò solo la sorella che tornò molto tempo dopo la fine della guerra a Milano.

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