Lei viene dal sentiero degli ontani. La voliera del suo orto contiene i presentimenti e le voci. Lei veglia sotto le mura di Parigi. La pianura è un mattatoio. Lei dice "non è la mia guerra" , ma la combatte ugualmente. Lei dispone i turni di guardia. Il fiume trasporta presagi e messaggi. Lei dice "conosco i volti di satana", e non chiede se vi ho rinunciato. Fuori dalla tenda, lei lascia acqua fredda. Di notte, i cuccioli vengono a bere. A Parigi cercava la luce, la giustizia o il potere?
Lei dice "non tradirmi". E a volte, a me piacerebbe esser capace di tanto. Lei è solitaria, cocciuta, sperduta; della stirpe dannata che tre secoli dopo avrebbe scatenato la grande paura. Lei conosce l'ora per seminare e l'ora per uccidere, ma stanotte che è autunno è accoccolata vicino al mio fuoco e brucia di una follia che conosco. Lei è ferma sotto il temporale. Raccoglie le gocce e le trasforma in fontana. Lei dice "tranquillo, non ci sarà guerra stanotte", e non sbaglia: ad Orleans nemmeno una freccia è riuscita a scalfirla. Lei accatasta le armi nello spazio che c'è tra gli assassini e i perdenti. Lei non ha pazienza, e forse nemmeno saggezza, ma dice " son dalla tua parte", e dovrei dirglielo ora che sarà inutile, e le farà solo male. Lei cammina in bilico tra le memorie di Reims e le macellerie francescane. E mi dice "non sarà causa tua nè il veleno nè lo scempio del poco tempo che resta". Lei parla con le volpi, i cardellini e gli arcieri del regno, ma non ha amici che paghino per la sua vita. Lei dice "mi venderanno domani", ora che l'esercito è in rotta oltre la Loira, e io non voglio salvarla. Lei è legata su una ruota che gira e che è il tempo, la storia, questo nostro paese che ora sto attraversando, fuggendo su a nord oltre la Normandia fino al mio castello di Tiffauges. Lei adesso, l'hanno ammazzata nella piazza del vecchio mercato, tra i mendicanti, gli stracci, i brulicanti stendardi del nostro tempo sbandato. E io sono tra questa folla bastarda che la guarda morire, a fare quello che alla fine lei mi ha chiesto di fare : "dimenticare".
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